T. D’Onofrio, M. Lorenzani, Guida Stupefacente, Agenzia X 2024

 

di Alfredo Squillaro

Scarica il pdf: Recensione Guida stupefacente

Sono innumerevoli le piante, le molecole di sintesi e le pratiche di modificazione dello stato ordinario di coscienza che nel corso dei millenni hanno accompagnato, e che tuttora accompagnano, tutte le popolazioni del globo terrestre per scopi che vanno da quello medicinale a quello magico, da quello religioso a quello puramente edonistico.

Non sorprende poi tanto scoprire che anche nel regno animale diverse specie sperimentano volontariamente l’ebbrezza attraverso una molteplicità di piante, funghi o altri animali. 

Verrebbe da pensare, quindi, che far esperienza di processi espansi o quantomeno ricercare uno stato psicofisico migliore, anche solo per un breve lasso di tempo, sia quasi una caratteristica innata degli esseri viventi, se non una necessità.

Ora, proviamo a non considerare che adottare politiche sempre più repressive nei confronti dei consumatori non elimina il problema della droga; proviamo a non considerare che come per ogni alimento o farmaco è la dose che fa il veleno e che rendere il tema delle sostanze psicoattive un tabù non fa altro che generare disinformazione pericolosa se non veri e propri bias cognitivi; ecco, al netto di tutto ciò, chi si prende la briga di andare a spiegare a proibizionisti e benpensanti che vietare molecole psicoattive a destra e a manca senza dare la minima spiegazione è controproducente e che, in ogni caso, le persone continuano ad assumere sostanze? Purtroppo, la sensazione è che, soprattutto in Italia, anche se qualcuno si facesse portavoce di determinati concetti, dall’altra parte troverebbe un muro. 

Diventa chiaro, quindi, che il consumatore che vuole informarsi su una o più molecole, ricorrerà spesso a canali più o meno underground. Tra questi canali, si può tranquillamente affermare che proprio Guida stupefacente di Massimo Lorenzani e Tobia D’Onofrio ed edito da Agenzia X ricopre un meritato posto di tutto rispetto, se non altro per un approccio e una composizione assolutamente non convenzionali all’argomento. Prima di occuparci di ciò, però, è doveroso introdurre gli autori: Massimo è coordinatore e formatore del progetto antiproibizionista LAB57, laboratorio nato a Bologna nel 1998 e tuttora attivo nella riduzione dei rischi e nel primo soccorso in una moltitudine di eventi; Tobia è autore del saggio Rave New World, nonchè curatore del libro di Gianni De Martino Voglio vedere Dio in faccia e giornalista musicale. Il loro Guida stupefacente, come suggerisce il sottotitolo (“autoregolazione e riduzione dei rischi da uso di sostanze”) si pone come un manuale del buon utilizzo, ricco di consigli, indicazioni e controindicazioni per ogni sostanza presa in analisi. Sin dalle prime pagine, però, ci si accorge che non si è di fronte a un testo dalla prevedibile struttura sostanza-effetto-controindicazioni; oltre ad alcuni preziosi aneddoti autobiografici dei due autori (che contribuiscono a stabilire una connessione più empatica da parte di chi legge, rispetto ad altri testi che potrebbero risultare asettici nella loro esposizione), il manuale di Lorenzani-D’Onofrio abbonda di citazioni e riferimenti culturali eterogenei, spaziando abilmente tra essi. Risalta subito all’occhio infatti la mole di fonti consultata dai due autori, tra classici della saggistica e della narrativa della controcultura psichedelica a testi e paper scientifico-accademici contemporanei, passando per i rimandi al mondo della musica. Ogni paragrafo, infatti, si apre con una citazione inerente alla sostanza presa in analisi. E le sostanze discusse in Guida stupefacente non sono una manciata di nomi di molecole tra le più gettonate in termini di consumo; anzi, vengono annoverate una moltitudine di droghe di origine vegetale, animale e sintetica, e divise per categorie (il che può già istruire il lettore inesperto sulla suddivisione tra sostanze a livello di effetti). 

Sia per il neofita che per lo psiconauta o il conoscitore ferrato in materia sarà interessante notare che sono state incluse, tra le sostanze prese in considerazione, anche piante o molecole meno conosciute ai più come il khat (Catha edulis), la noce di Betel (Areca catechu), il destrometorfano (DXM), senza dimenticare le varie droghe che tendenzialmente la società non percepisce come tali (alcol, tabacco, psicofarmaci) o quelle particolarmente stigmatizzate (eroina e oppioidi, crack, ghb, pcp).

Merita sicuramente una menzione il paragrafo sulla tussi (o tusi, tucibi, cocaina rosa), in quanto fa luce sulla confusione e misinformazione che aleggia intorno a questa fantomatica polvere rosa/fucsia spesso associata alla 2C-B, da cui riprende la pronuncia del nome, ma con cui non condivide nulla (la 2C-B è una molecola psichedelica appartenente alla classe delle feniletilamine, sintetizzata da Alexander Shulgin nel 1974), essendo la tussi un miscuglio di sostanze la cui composizione varia spessissimo (variando quindi anche negli effetti, da campione a campione) e che molto raramente contiene 2C-B.

Insomma, il campionario di inebrianti descritto da Lorenzani e D’Onofrio è vasto abbastanza per soddisfare anche lo psiconauta più esigente. E se qualcuno dovesse lamentare l’assenza di un approfondimento sulle varie designer drugs (comunque menzionate in un paragrafo apposito e anche in altri passaggi all’interno del libro), facendo due conti forse si renderà conto ben presto che un argomento così ampio meriterebbe un saggio a parte, unicamente dedicato a tali molecole.

Per niente scontato, poi, è l’approccio antiproibizionista esule dal voler fare elitarismo tra sostanze, dinamica che spesso va a reiterarsi tra consumatori stessi creando una divisione. 

Tema, tra l’altro, connesso al sempre più celebre e discusso “Rinascimento psichedelico”, fenomeno legato al riaccendersi dell’interesse nelle sostanze psichedeliche in ambito terapeutico e affrontato in modo oggettivo da D’Onofrio e Lorenzani all’inizio del testo; i due autori infatti ne sottolineano sia gli aspetti positivi che quelli negativi, poiché è vero che finalmente stiamo assistendo a un progressivo allontanamento di certe molecole dallo stigma e dai pregiudizi a cui erano spesso connesse, ma è anche vero che l’altra faccia della medaglia rivela uno scenario non poco preoccupante, tra sfruttamento spietato di piante per fini commerciali, costi esorbitanti di farmaci e terapie, operazioni di marketing che, come al solito, arricchiscono pochi guadagnando sulla ricerca di benessere di molti; senza contare i numerosi casi di abusi perpetrati da terapeuti e facilitatori nel corso di sessioni e cerimonie. Queste problematiche riguardo il lato oscuro del Rinascimento psichedelico fanno intendere quanto il mercato e il potere – o la bramosia di esso – possano inserirsi anche in contesti che idealmente dovrebbero risultarne scevri. 

Da un punto di vista pratico, Guida stupefacente si fa carico di dare non pochi consigli, alcuni dei quali potrebbero apparire semplici (ma per niente banali) sull’utilizzo di sostanze, cercando di garantire un safer use partendo dalla cura di set e setting (rispettivamente lo stato psico-fisico di chi consuma e l’ambiente circostante) al metodo d’assunzione (utilizzo, per esempio, di materiale pulito e strettamente personale), fino a pratiche e comportamenti da adottare in casi critici.

Il libro è inoltre impreziosito dal contributo di Edoardo Camurri, Piero Cipriano, Leonardo Montecchi, Andrea Balietti e del collettivo antiproibizionista transfemminista Chemical Sisters. 

Che piaccia o no, le droghe occupano un posto non poco rilevante nella nostra società, e mascherare un argomento così delicato da spauracchio per generare allarmismo e scandalo, o peggio ancora, da mostro contro cui scagliarsi con violenza, non risolverà i problemi legati al consumo di molecole psicoattive, legali o illegali che siano. Sensibilizzazione e informazione adeguata possono invece salvare delle vite e contribuire a un dialogo aperto e costruttivo, e in uno scenario in cui imperversano repressione e disinformazione, Guida stupefacente si rivela un manuale che può coadiuvare un discorso di cura e attenzione alla tematica dell’uso di sostanze.

Alfredo Squillaro è il fondatore del progetto di divulgazione e informazione su sostanze e stati espansi di coscienza “Altered States”; le sue ricerche riguardano cinema, sottocultura, free party, psichedelia e sostanze psicoattive.